Martedì
Si, lo sappiamo… vi state già chiedendo il perché di un titolo così (volutamente) particolare.
In tanti ci hanno contattato in questi mesi per chiedere se effettuassimo ristrutturazioni in regime del bonus 110% e a tutti abbiamo risposto di no. Il motivo? Non come si potrebbe pensare “perché Impresa Ielmini preferisce vendere” ma perché fin dall’inizio non abbiamo creduto molto in questa misura, che ci è parsa gestita con difficoltà e in parte rischiosa. In questo articolo cerchiamo di spiegarvi il perché.
Il Superbonus 110% avrebbe dovuto agevolare la ripresa economica in tempo di pandemia, ma si sta invece trasformando per tante situazioni in un boomerang, con effetti collaterali pesantissimi. Le dimensioni dell’investimento e l’enormità delle frodi rilevate hanno portato all’allarme: il presidente del Consiglio Mario Draghi e Bankitalia hanno confermato “carenze nelle regole”.
Come nasce il Superbonus 110% e come funziona?
Facciamo però un breve riassunto: il provvedimento, nato con il “Decreto Rilancio” del 2020, ha incrementato al 110% l’aliquota di detrazione delle spese sostenute a fronte di specifici interventi in ambito di efficienza energetica, prevedendo la possibilità di optare, al posto della detrazione diretta, per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi (sconto in fattura) o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante.
Tutto molto semplice in apparenza e anche molto conveniente. Purtroppo, non è tutto oro quel che luccica. Sono emerse davvero tante criticità. Innanzitutto, il mercato dell’edilizia è stato “dopato” dalla misura che sta avendo effetti non strutturali nel settore, cioè non ne accresce cioè la produttività se non in maniera effimera. Inoltre per come è strutturato un bonus a favore di una porzione di cittadini è pagato indirettamente da tutti i contribuenti, compresi quelli che non ne beneficiano.
Il miglioramento dell’efficienza energetica e della sicurezza antisismica degli immobili è in realtà un tema di fondamentale importanza, che avrebbe certamente dovuto trovare attuazione, ma con una misura più equa, efficace, meno costosa e distorsiva delle dinamiche di mercato.
A peggiorare la situazione ha forse poi contribuito una comunicazione a volte un po’ superficiale (di politica e media) che ha dato agli Italiani l’illusione di poter ottenere facilmente e gratis, qualsiasi lavoro di ristrutturazione, anzi che lo Stato avrebbe regalato perfino qualcosa in più! Non è proprio così.
A oggi, infatti, lo sviluppo della norma continua a essere una corsa a ostacoli: oltre alle iniziali scadenze, rivelatesi eccessivamente ravvicinate, cittadini, imprese, e professionisti si sono trovati prigionieri di una selva di nuovi soggetti e adempimenti aggiunti di volta in volta al regolamento originale. Una combinazione di tempistiche e modalità che presta purtroppo il fianco a intenti fraudolenti da parte di imprese e professionisti senza scrupoli che presentando documentazione mendace hanno incassato introiti milionari per sparire nel nulla subito dopo, truffando Stato e Cittadini. Insomma: obiettivi giusti perseguiti con metodi sbagliati e misure mal gestite. «Il funzionamento del Superbonus ha rallentato per i sequestri deliberati dalla magistratura», ha commentato il presidente del Consiglio.
Sarebbe stata preferibile una misura di intervento strutturale meno avida di prime pagine. Forse meno generosa e più efficace per l’economia reale. Sarebbe stata probabilmente sufficiente una percentuale di bonus intorno a 60/70% con scadenze a lungo termine, permettendo verifiche nei cantieri e salvaguardando gli strumenti della cessione del credito e lo sconto fattura, utili per raggiungere gli scopi prefissati.
Ma allora cosa c’entra l’acquisto di una nuova casa?
In apparenza imbarcarsi in una ristrutturazione oppure acquistare un immobile nuovo sono due cose estremamente differenti, non sembrano due opzioni paragonabili che stiano sullo stesso piano per una famiglia o un potenziale investimento. Eppure lo studio delle tendenze di questi ultimi 2 anni indica una contrazione delle vendite di immobili nuovi, proprio sulla spinta del Superbonus: la ristrutturazione con il fantomatico 110% è stata percepita come alternativa all’acquisto.